L’EMPATIA, il riuscire a calarsi nel mondo dell’altro “come se” fosse il proprio senza confonderlo con questo, è il risultato finale di un lungo processo che si basa su considerazioni e passaggi obbligati.
1° premessa
L’ascolto empatico presuppone una visione fondamentalmente positiva dell’essere umano. Tale atteggiamento può essere innato, o il punto d’arrivo di un lavoro che, chi ascolta per professione, deve avere necessariamente fatto su se stesso.
2° premessa
E’ molto difficile che questo atteggiamento sia di una persona confusa e in conflitto con se stessa perché, per considerare positivamente l’altro, bisogna per prima cosa essersi incontrati ed accettati.
3° premessa
L’ascolto empatico, quindi, presuppone un lavoro di auto – ascolto che la persona deve avere già fatto. Questo percorso produce empatia per se stessi, della quale parleremo di seguito.
Sentire profondamente se stessi, mette inevitabilmente l’individuo in contatto con le proprie risorse e lo porta a scoprire il proprio valore. Questo nuovo modo di percepirsi è accompagnato da un atteggiamento di accettazione e comprensione dei propri limiti, perché questi vengono finalmente letti come il risultato delle storture della propria storia personale e non come un modo innato di essere negativi.
4° premessa
Per accogliere l’altro positivamente è, quindi necessario aver accolto positivamente se stessi. Da qui nasce la possibilità di assumere il giusto atteggiamento nella relazione d’aiuto, caratterizzato da due fattori che sono il frutto del lavoro di auto-empatia e che a loro volta favoriscono l’empatia per l’altro.
Questi sono: l’accettazione incondizionata e l’autenticità’.
L’empatia, come detto, è la capacità di mettersi nei panni dell’altro, di saperlo ascoltare per capire i suoi bisogni, le sue richieste, le sue aspettative, le sue emozioni mettendo temporaneamente da parte il proprio schema di riferimento (idee, convincimenti, supposizioni, preconcetti), e restando contemporaneamente in contatto con il proprio mondo emotivo.
Il mondo dell’altro, se non contattassimo le nostre emozioni, ci apparirebbe come qualcosa di astratto ed inspiegabile. (non posso capire cosa significa ” provare rabbia” , se non l’ho provata in prima persona).
Esistono varie forme di empatia: l’empatia cognitiva, emotiva ed intuitiva.
In realta’, si tratta di un’unica capacita’ che, tuttavia, si estrinseca in questi diversi aspetti, che possono essere esaminati separatamente.
L’empatia cognitiva è la capacita’ di accogliere il mondo razionale dell’altro, con i suoi pensieri, le sue valutazioni, i suoi valori, anche se questi non coincidono con i nostri . E’ ovvio che questo tipo di empatia si basa sul rispetto dell’altro e sulla consapevolezza del suo diritto di essere diverso da noi.
L’empatia emotiva è la capacita’ di accettare, accogliere e capire il mondo affettivo ed emotivo dell’altro, cercando di provare e sentire cio’ che egli sente e prova.
L’empatia intuitiva si verifica, prevalentemente in un contesto psicoterapeutico, ma non solo. L’intuizione è una sorta di percezione improvvisa ed illuminante, che permette di raggiungere una consapevolezza, senza tutti quei passaggi logici e quei dati che sono necessari in un procedimento razionale. L’empatia intuitiva è quindi un momento magico che si verifica in terapia quando il terapeuta riesce a centrarsi sul cliente, al punto che il suo sé più profondo entra in contatto con il sé più profondo dell’altro, in uno stato di consapevolezza del tutto eccezionale.
Altro aspetto importante dell’empatia è quella per se stessi. Se consideriamo l’empatia come la capacità di mettersi nei panni di un’altra persona, allora sembrerebbe scontata la possibilità di potersi mettere nei propri panni, ma in realtà, l’auto-empatia non è affatto così facile e frequente.
Troppo spesso la comprensione e l’accettazione di sé, libertà esperienziale, sono gravemente condizionate dalla necessità di “dover essere” in un certo modo, dai risultati che sentiamo di dover raggiungere , dall’avvicinarsi o meno ad un modello ideale, fino a dimenticare di apprezzare cio’ che si è veramente, difetti, limiti e debolezze compresi.
Nel nostro dialogo interiore, fa quasi sempre da padrone, una voce che ci giudica, ci critica, ci esamina e molto spesso ci condanna e che non mostra nessuna propensione ad una comprensione empatica nei nostri confronti.
Esercitare la capacità empatica verso se stessi determina:
1) una valutazione ed accettazione di sè come persona e di conseguenza come oggetto degno di amore e considerazione da parte propria e degli altri;
2) la libertà’ esperienziale e cioè la capacita’ di sperimentare liberamente i propri sentimenti e le proprie emozioni, avendo verso di essi un atteggiamento di comprensione piuttosto che di critica, di giudizio o di rifiuto.
Esercitare empatia nei nostri confronti è una tappa fondamentale nel cammino di ognuno di noi verso il benessere psicologico, vuol dire relazionarsi con noi stessi in modo pacifico, muovendosi in una direzione di riconciliazione e perdono.